Bosch e l’enigma delle fragole, romanzo di Carmencita Serino
DATA: 23 Febbraio 2017
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23/2/2017 Ore 18 Le Donne in Corriera presentano da Laterza
Bosch e l’enigma delle fragole, romanzo di Carmencita Serino (Imprimatur). Intervengono SANDRA SAPONARO e RITA CEGLIE
Letture: Valentina Gadaleta (psicologa, attrice)
Se l’arte si fa … enigma
“La cultura è quello che rimane quando si è dimenticato tutto”
A cura di ROBERTA MONACO
Esordio letterario per la docente Carmencita Serino che insegna Psicologia sociale all’università, sia perché Bosch e l’enigma delle fragole è il suo primo romanzo, sia perché è la prima volta che interviene con l’Associazione culturale delle Donne in Corriera, queste ultime con la passione per la lettura, l’autrice con la passione per la scrittura creativa. La Serino non è certo una di quegli scrittori che promettono un libro all’anno, o che scrive “a comando”, ci tiene a precisare. E inizia a descriverci la sua esperienza con una serie di ossimori: “sforzo agile, fatica riposante, divertimento impegnativo, svago rigoroso”… Se infatti ha sempre sostenuto ” il valore della scrittura creativa”, ha altresì pensato di non saper raccontare, e, non nasconde che per questa impresa narrativa ha avuto bisogno sia di solitudine che di molti amici (altro ossimoro…). Ne parla infatti come di un lavoro molto “corale” e molto personale allo stesso tempo. Ha dovuto scavare come un minatore dietro di sé per recuperare ricordi, ma “senza gli altri che ci ascoltano e leggono il nostro vissuto, il romanzo non avrebbe visto la genesi”. RITA CEGLIE parte proprio da questa domanda. La nascita del romanzo. L’autrice sottolinea in primis il ruolo del marito, critico e lettore paziente, un grande appassionato e intenditore di vini, il che rende il romanzo un percorso interessante alla scoperta di vini francesi e italiani, spesso e volentieri versati e assaporati lungo tutto il romanzo. Poi c’è il figlio Enrico che è stato fondamentale perché occupandosi di cinema (film maker, come si legge nella nota introduttiva) le ha insegnato a “vedere” prima ogni scena e poi raccontarla, con uno sguardo cinematografico. E sarebbe stato un peccato continuare a credere di non riuscire a raccontarla, poiché, ci dice SANDRA SAPONARO, che ringrazia la Presidente GABRIELLA CARUSO per l’invito a presentare con RITA CEGLIE il romanzo, questo libro, cito, “si legge tutto d’un fiato, la prima volta, poi si può rileggere più lentamente e meditatamente perché il testo è talmente ricco di suggestioni letterarie, storiche, e di storia dell’arte da richiedere un approfondimento e una ricerca sulle vicende e sui personaggi storici citati”, insomma potrebbe paragonarsi alla scrittura di Dan Brown, Umberto Eco, alle atmosfere del Nome della rosa … Ci sono inseguimenti mozzafiato (sul lungomare di Bari), scene indimenticabili, anche una scena ricca di suspence nel teatro anatomico dell’università di Padova. Scienza e letteratura si intersecano e RITA CEGLIE sottolinea il ruolo di alcune piante, con straordinarie proprietà, l’aloe ad esempio, e pone altre domande riprendendo la trama: in principio c’è una pianta che cura la peste, un “orto dei semplici”, dall’altro un quadro che è un allucinato groviglio di enigmi. Romanzo di storia, d’azione, ma anche d’amore. Alla domanda su quale sia stata la reazione della famiglia all’ idea di mettersi in gioco con questo primo romanzo e quale sia stato il contributo alla realizzazione, l’autrice riconosce anche il ruolo importante di sua madre, di professione bibliotecaria, ex-bibliotecaria (preziosa per la ricerca delle fonti per la parte storica), e di un prete di Molfetta, Antonio De Beatis, uno dei personaggi storici evocati in questo romanzo. Ma, come si può vedere nella bella copertina del libro, è Bosch che fa da sfondo. Sandra precisa che :” L’anno scorso ricorreva il cinquecentesimo anniversario della morte di Bosch e per l’occasione la casa editrice ha deciso stampare un’edizione speciale del romanzo da mettere a disposizione degli editori stranieri senza anticipi sui diritti per promuovere uno scambio a vantaggio della diffusione della cultura. E questo romanzo è uno straordinario strumento di diffusione di cultura, in particolare di conoscenza dell’opera di questo autore dall’universo oscuro e multiforme, con innumerevoli possibili chiavi di lettura. Sembra possibile che l’origine dei simboli e delle figure ricorrenti nei suoi dipinti non sia univoca ma molteplice, riconducibile oltre che a conoscenze alchemiche anche alla tradizione popolare, ai miti e ai tarocchi. Ricorrenti nei suoi dipinti sono i frutti, in particolare fragole e ciliegie, associate a volta al tema della lussuria e della passione ma anche chiamati frutti del paradiso. Forse è alla natura ambigua di questo frutto che si è ispirata per il titolo del libro? “E quale preferisci tra le possibili interpretazioni del Trittico delle delizie, quella di Padre Siguenza che nel 1600 vi ha visto un intento moralistico intendendo le fragole come simbolo della fugacità dei piaceri terreni, o quella più moderna e forse più attendibile che ritiene che Bosch abbia voluto mandare un messaggio criptico a una ristretta cerchia di iniziati?” Alle risposte si mescolano le piacevoli letture, grazie alla voce della psicologa e attrice VALENTINA GAETA, che fa aumentare la voglia dei lettori di aprire le pagine di questo lungo romanzo, insolito, che rende tutti curiosi. E la curiosità verte soprattutto sui personaggi storici: il Canonico Antonio de Beatis di Molfetta che ha seguito il cardinale Luigi d’Aragona in un viaggio attraverso l’Europa nel 1517, redigendo un accurato resoconto in lingua volgare pugliese. Durante il viaggio ha avuto modo di conoscere Carlo V, Leonardo da Vinci, ed è arrivato a Bruxelles dove nel palazzo dei conti Nassau ha avuto modo di osservare per la prima volta il Trittico delle delizie che è stata considerata in un primo tempo una anomala pala d’altare; si è poi scoperto proprio grazie agli scritti del de Beatis che era stata commissionata appositamente dai conti Nassau per la propria residenza. Il canonico resta colpito ma anche profondamente turbato dalle immagini enigmatiche e dall’intreccio di corpi, animali e piante e talora dall’incredibile volgarità di certe scene. Comunque contribuisce con il suo diario di viaggio a far conoscere il pittore in Europa. Un altro enigmatico personaggio è Jacob de Almagien, un ebreo perseguitato per la sua fede, oggetto di un attentato di cui rimangono vittime la moglie e il figlio e costretto a convertirsi al cristianesimo, esperto di alchimia e probabilmente ispiratore dell’ opera dello stesso Bosch. Infine c’è Joannes, allievo di Bosch, giovane avido di conoscenza, affascinato e turbato dal maestro, dalle immagini enigmatiche, dai paesaggi onirici, dalla potenza scatenata da quello che gli appare come un delirio malefico. Le presentatrici chiedono del ruolo dei personaggi, e di quanto in essi è frutto di documentazione storica o di fantasia.
Due dei personaggi principali del romanzo appartengono entrambi al mondo accademico, sono il prof. Pietro Girolamo Celli che insegna a Padova nella prestigiosa Università di Galileo e il prof. Conrad Bigtour di Cambridge. Sono profondamente diversi, anche nell’aspetto fisico, il primo robusto, dalla barbetta curata, brizzolato già a trent’anni , con spessi occhiali, voce profonda ed espressione concentrata, il secondo alto, elegante e affascinante. Questa differenza fisica rispecchia una profonda differenza caratteriale: l’italiano descritto come persona meditabonda e austera, grigio burocrate privo di slanci, geloso del proprio lavoro, con una rigida educazione conformistica, ossequioso del potere, con un atteggiamento di disprezzo per la libertà di pensiero e di comportamento del collega inglese, descritto invece come leggero e ironico, dotato di slancio e di passione, pronto a condividere i risultati delle sue ricerche e generoso nei confronti dei giovani colleghi, operante in un ambiente universitario sobrio e cordiale. L’autrice ritiene che anche in un romanzo di fantasia si deve essere rigorosi, e ci parla di un docufilm su Bosch al Galleria dove sia lei che la Dott.ssa Pina Belli D’Elia sono rimaste deluse dell’assenza di alcune ipotesi (sull’immagine misteriosa), e dunque seppur all’interno della finzione narrativa, lei è andata oltre, ma il segreto lo scopriremo, anzi lo scoprirete solo alla fine…
E poiché non conviene entrare troppo nei folti dettagli della trama, dopo aver menzionato, last but not least, i personaggi femminili presenti, rimarchiamo le descrizioni dei luoghi bellissimi della Puglia, paesaggi a noi noti ma destinati a far innamorare della nostra regione il lettore non pugliese, come la magia di un tramonto nel porto di Trani o le suggestive immagini degli ulivi secolari nelle nostre campagne, e così terminiamo l’incontro: abbiamo iniziato e chiudiamo con una lettura,sempre dalla voce di Valentina Gadaleta. Dobbiamo leggere … per vivere, non per divertirci, non per istruirci, ma per vivere.