Incontro con Silvio Perrella

Edizione 2017
LUOGO:

Libreria Laterza - Bari


PERIODO:

11 Luglio 2017

DETTAGLI:
11 luglio 2017, ore 18 Libreria Laterza: Lo scrittore Silvio Perrella, con il suo libro Insperati incontri (Gaffi) ha dialogato con Lea Durante.

Il sentimento della Letteratura a cura di ROBERTA MONACOL’unica saggezza che possiamo sperare è la saggezza dell’umiltà” (Eliot) In un pomeriggio infuocato d’estate, l’11 luglio 2017 alla Laterza ospiti della cara Maria Laterza, si è ripetuto un particolare incontro, quello con Silvio Perrella, scrittore, saggista e critico letterario, autore molto caro alle Donne in Corriera. Siciliano, nasce a Palermo nel 1959, napoletano d’adozione (scrive per il quotidiano Il Mattino di Napoli), ha presentato il suo ultimo libro Insperati incontri (Gaffi Editore, 2017, pp.512, euro 23) e ha dialogato con Lea Durante, italianista e docente dell’Università di Bari che, con la sua dotta ed attenta eloquenza, illustra le caratteristiche strutturali di questo libro affascinante, “ponderoso”, rabelesiano, direi. Un libro che ci fa capire non solo come gli scrittori scrivono, ma soprattutto come vivono, “addirittura come si muovono”… Un itinerario, quello di Perrella, condotto con gran riserbo, attraverso una“ costellazione” di figure del mondo delle lettere, fra le vicende umane di autori/attori, viventi e non, che lo fa entrare ed uscire dal quotidiano delle loro esistenze, col suo sguardo prensile che cattura e nutre il lettore. Dalla Comédie Humaine di Balzac, alla ‘Commedia letteraria’ di Perrella, potremmo dire, perché queste “voci”, le voci degli incontri resteranno sonore anche in assenza… Sembra una coincidenza ma, come dice la presidente Gabriella Caruso, nulla avviene per caso, infatti, proprio lo stesso giorno dell'anno precedente, l’11 luglio del 2016, Silvio Perrella era a Bari con le Donne in Corriera per il suo Addii, fischi nel buio, cenni: la generazione dei nostri antenati (Neri Pozza, 2016), presentato dalla docente e nostra socia Rita Ceglie.

Maria Laterza introduce i due ospiti e definisce il libro come una passeggiata culturale e letteraria che l’autore dipana attraverso i suoi specialissimi incontri con tantissimi personaggi illustri, in particolare del Novecento italiano, ma non solo, e cita fra tutti Elvira Sellerio, una donna molto importante nel panorama dell’editoria italiana. Leggendo il libro - io l’ho letto seguendo perlopiù la sequenza alfabetica data, solo per fare ordine, dare oggettività, scrive Perrella nell’Avvio - ci si sente liberi di scegliere (i diritti del lettore di Pennac, tornano ancora) il proprio percorso di lettura: si tratta di “una collezione d’incontri insperati”, un caleidoscopio di voci e personaggi famosi (notissimi sconosciuti?) che mostrano l’universo letterario di Perrella, sconfinato. Egli sente che “ogni scrittore è come l’anello di trasmissione di una catena…”(p.256). La sua voce si mescola nella polifonia che riesce a creare. Si comincia con Silvio d’Arco Avalle, membro dell’Accademia della Crusca, e si termina con Andrea Zanzotto, poeta veneto, passando per Yves Bonnefoy , poeta, traduttore, suo coetaneo (“/Poiché sognare è bellezza che cerca di nascere” p.55), poi Italo Calvino, Cesare Cases, Maria Corti, eminente storica della lingua italiana, Antonio Debenedetti, Giulio Einaudi, Erri De Luca, Giangiacomo Feltrinelli, Alda Merini, Raffaele La Capria, narratore, saggista (“Il saggio e la poesia, come diceva Lukacs, sono le due facce della stessa medaglia” p.249), e ancora Giacomo Leopardi con Antonio Prete, Luigi Pirandello, Oscar Wilde, Marcel Proust con Raffaele La Capria, Ottiero Ottieri, Shakespeare, Giancarlo Siani, Elisabeth Strout, Vico… Un libro epico o enciclopedico? Difficile sintetizzare il lavoro di Perrella senza correre il rischio di impoverirlo. Certamente un libro che alimenta “il sentimento della vita”, o, per riprendere il titolo che ho dato, “il sentimento della Letteratura”… ma che, per usare la metafora di Raffaele La Capria (Lo stile dell’anatra), sa ben nascondere la fatica fatta… per raggiungere lo stile, per raggiungerci con la sua scrittura poderosa. L’autore ringrazia il pubblico presente ed esprime compiacimento per l’accoglienza che sempre riceve a Bari: “l’anno prossimo farò un altro libro apposta per tornare qui l’undici luglio”, dice fra gli applausi. Ringrazia anche Domenico Ribatti per la recensione (apparsa sulla Gazzetta del Mezzogiorno il 5 giugno 2017) e Lea Durante prosegue inquadrando le caratteristiche di questo libro davvero molto particolare. Con gli “insperati incontri” il lettore può spaziare in piena libertà scegliendo quali “ritratti d’autore” leggere e a quali descrizioni dedicare attenzione, ma non solo. Il libro infatti ordina le interviste secondo l’ordine alfabetico dei personaggi anche se le stesse sono state elaborate da Perrella in periodi diversi della sua vita e della sua professione. Del resto, il criterio alfabetico richiama un autore molto caro a Perrella che è Goffredo Parise con i suoi Sillabari ed anche Calvino, autore anche questo già trattato da Perrella (che su Calvino ha scritto la tesi di Laurea) in un altro libro di grande successo: Calvino (Laterza, 1999). Un libro che costituisce “un’avventura per il lettore” come direbbe appunto Calvino; una combinazione di carte e di eventi che si susseguono su piani temporali discontinui che consentono continui ripensamenti e riflessioni sui contesti e sui luoghi descritti da Perrella, non solo quindi sulla descrizione dei personaggi. “Tieni la mente impegnata in calcoli complicatissimi, coltiva almeno una pianta e impara poesie a memoria, forse ti salverai” (I. Calvino)

L’avventura intellettuale è certamente nello spirito delle Donne in corriera che amano la lettura ed il viaggio inteso anche come metafora della vita. D’altronde, cito Perrella (p.149): “Chi scrive, con le parole tenta approcci con il mondo e di continuo le modula cercando di metterle nella giusta direzione. È un lavoro infinito”. Mi sembra davvero sconfinata la sua cultura e la sua creatività nel riuscire a farci entrare nella geografia mentale degli autori che sceglie di far parlare, seppur per pochi attimi, di storie, anzi di Storia. E questo attraverso la sua riflessione sulle lettere, sul significato e sul valore della letteratura. Il sentimento della letteratura, direbbe La Capria. Il nostro autore dialoga amabilmente con l’italianista Lea Durante e con gli spettatori, ci riporta le sue considerazioni su come ha conosciuto alcuni autori e come si siano svolti alcuni dei suoi, ed ora anche un po’ nostri, insperati incontri, ricordando in particolare gli autori ed i personaggi di spicco della cultura napoletana di cui il libro raccoglie una grande varietà di nomi illustri, fra i quali Beppe e Concetta Barra, Ermanno Rea, Domenico Rea, Gerardo Marotta, fondatore dell’Istituto Italiano degli studi Filosofici, che anche Lea Durante ha conosciuto come docente ai tempi dei suoi studi. Di Ermanno Rea viene citato in particolare il suo “non funerale”. Gli autori inseriti nel libro sono davvero molti e rappresentano anche “generazioni letterarie” che hanno “vissuto la storia” e che “erano nella storia”, dice Perrella riferendosi in particolare alla generazione degli scrittori e dei letterati nati negli anni ’20 che hanno vissuto momenti importanti della nostra storia attraversandola. Viene ricordato anche il ritratto di Livia Croce, la figlia di Benedetto Croce, che ha ricopiato i taccuini del padre, e che amava il poeta francese Rimbaud. Livia era la moglie di uno scrittore e giornalista polacco, ci narra Perrella; Gustaw Herling considerato oggi uno dei più grandi scrittori polacchi della seconda metà del XX secolo, conosciuto soprattutto per le memorie dei due anni di internamento in un gulag. Questo dimostra quanto il libro contenga non solo riferimenti alla letteratura italiana ma anche a personaggi di calibro internazionale. La caratteristica fondamentale del libro che ci viene illustrata dall’intervistatrice ed anche dal professor Domenico Ribatti, presente all’incontro, è proprio l’accompagnamento che Perrella fa al lettore attraverso il racconto, amalgamando insieme critica e narrazione per aprire il mondo della critica letteraria (nda cfr.anche le bellissime pagine su questo mestiere: “creazione dentro la creazione”) ad un pubblico più vasto. C’è la necessità di una “critica militante” per riannodare i fili della cultura e della letteratura, per un’etica della letteratura.

Perrella prosegue rispondendo alle domande dell’interlocutrice e racconta che il libro è nato nel tempo quasi in modo autonomo “s’è scritto da sé” dice Perrella, acquisendo una sua personalità attraverso il tempo, “le cose si sono chiamate da sole” e lo “scrittore è parte del processo” prosegue l’autore, definendolo come “un romanzo polifonico di formazione”. Lui è un “collezionista di città” è considera Napoli la sua “dimora conoscitiva” (vedi Giùnapoli, Neri Pozza, 2006) e la sua passione per le città lo accomuna a Calvino. La serata sta per terminare e l’autore conclude regalando a noi spettatori una delicata ed affettuosa narrazione del suo incontro con Beppe Barra nella sua casa napoletana di San Potito, una casa “procidana” dice Perrella, tutta bianca e su più livelli con terrazza vista mare.

Durante l’incontro informale con Beppe Barra nella sua cucina, Perrella chiede all’artista di raccontargli la storia della “scorticata” dai Cunti di Basile. Ecco, in breve, la storia di due sorelle, una giovane ed una più anziana di cui un re s’innamora travisandone l’aspetto. La sorella anziana chiede alla giovane di tirarle la pelle facendole “un tuppo” dietro la schiena in modo da sembrare più giovane e arriva al matrimonio con il re nascosta dal velo nuziale. Giunge il momento dell’intimità ed quando sono in camera da letto il re si accorge del brutto aspetto della donna e, con impeto, la scaraventa fuori dalla finestra. La caduta viene frenata da un albero e la vecchia vi rimane sospesa e tramortita. Passa da quelle parti una fata tristissima e demoralizzata la quale aveva in animo di non fare più magie a meno che qualcosa non l’avesse fatta ridere facendola tornare, così, di buon umore. La vista della donna rattrappita sull’albero fa scatenare una fragorosa risata della fata che si riprende dal suo malumore e chiede alla donna di esprimere un desiderio da realizzare per compensarla del favore. La donna chiede ovviamente di diventare bellissima e giovane. Il re affacciatosi poco dopo dalla finestra vede una donna bellissima sull’albero e si ricrede sull’avvenenza di sua moglie e tutto fila liscio, finalmente. La sorella giovane rimane però incredula. Chiede spiegazioni dell’improvviso cambiamento e la sorella “ringiovanita” mentendo dice all’altra che per tornare così bella e giovane s’era fatta scorticare levando via così tutta la pelle vecchia ritornando alla sua vera sembianza. La sorella giovane rimane colpita, consulta un dottore chiedendo di farsi scorticare anch’essa, il dottore, poco onesto, procede con la scorticatura e la donna muore dissanguata. Questa è “la scorticata” narrata da Beppe Barra al nostro Perrella in uno dei suoi “insperati incontri” davvero interessanti. L’autore come ultimo intervento vuole fare un omaggio alla Puglia e a Bari ricordando anche il suo incontro con Vito Laterza definendolo come “una di quelle persone che sanno stare al mondo in modo particolare”, e citando il nostro poeta Pugliese Vittorio Bodini del quale spesso sul giornale per il quale lavora, Il Mattino di Napoli, pubblica e commenta delle poesie. Ne cita una in particolare che ci legge come saluto citando parte del suo articolo del 27 ottobre 2016 che riportiamo qui di seguito (la poesia s’intitola “se”): “Si potrebbe giocare, parafrasando questa sua poesia, dicendo: Se l’universo editoriale di colpo mutasse tutte le sue regole, Vittorio Bodini occuperebbe la prima fila dei nostri poeti. Il mondo rovesciato è un sogno che di tanto in tanto visita le menti immaginative. In questo caso, serve a ridare fiato a un passato che giace nella memoria e che riguarda una figura amata - noi stessi - della quale si ha voglia di risentire il giovane e libero respiro.”

Se Se l’universo di colpo mutasse tutte le sue leggi degli alberi vedremmo verdi chiome affondare e in aria le radici; strisciare al suolo gli uccelli e volar pietre e rettili; ritornare la palla nel fucile del cacciatore la biglia al giocatore di biliardo. Si ritrarrebbe il mare alla riva mentre i laghi dall’alto pioverebbero mille azzurre grotte istantanee. Anche tu torneresti svanita età a ruzzare coi tuoi invidiati errori, coi tuoi istinti non più mortificati dalla ragione Vittorio Bodini

Mi piace riprendere l’affermazione (Insperati incontri, p.23) “I poeti hanno i piedi ben piantati per terra” e riconoscere che il sapere di Silvio Perrella è non solo un sapere-erudizione (p.38), ma un sapere-sapienza, in cui libri e scrittori diventano “un’opera mobile”, perché persone e libri possono diventare una parte del nostro essere. Se è vero che le grandi opere ammettono una pluralità di letture, il mio auspicio è che Silvio Perrella, grande autore, abbia una pluralità di lettori, e su questo, Le Donne in Corriera, e non solo, possono ben scommettere. Saluti, complimenti e calorose strette di mano sono la degna conclusione dell’incontro con gli omaggi della presidente all’intervistatrice Lea Durante ed all’autore Silvio Perrella.

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